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L’ESPERIENZA DELLA MORTE CREA E RAFFORZA I LEGAMI D’AMORE

01-02-2025 23:42

Francesca Ronchetti

PUBBLICAZIONI,

L’ESPERIENZA DELLA MORTE CREA E RAFFORZA I LEGAMI D’AMORE

Dott.ssa Francesca Ronchetti

Spesso ci si domanda se parlare della morte, se nasconderla o meno al bambino che ci pone domande su cos’è successo al proprio pesciolino rosso non più all’interno della solita boccia di vetro oppure di dove sia andata la nonna dopo esser stata in ospedale, non essendo più tornata. I genitori si trovano ad un bivio: parlare della morte o nasconderla, nonostante le domande che vengono poste dal loro piccolo interlocutore? Sono convinta che, nonostante tutto, la morte può essere vissuta come esperienza positiva, il che non significa disprezzare la vita, ma al contrario è strettamente legato all’amore per la vita. Si tratta dell’amore per la fine inteso come amore per ciò che muore, come rispetto per colui che non è più tra noi. Come sarebbe triste il mondo se non ricordassimo più coloro che ci hanno amato, ma che se ne sono andati in paradiso o comunque in quel luogo a cui pensiamo spesso, senza riuscire ad immaginarci realmente come sia? La vita acquisterebbe più senso se riuscissimo a vedere la morte come il concludersi naturale della nostra esistenza e se l’accogliessimo come parte essenziale della finitudine, la dimensione umana, naturale per eccellenza. La morte non deve essere concepita come la fine della progettualità umana, non è segno d’impotenza e incapacità. Essa è sopratutto un momento per intensificare i legami.
“I bambini vengono sempre coinvolti negli inizi che la vita offre…Ma spesso non accade la stessa cosa quando la vita finisce, quando muore qualcuno che amiamo. Troviamo così dolorosa questa spiacevole realtà che escludiamo i nostri figli da tutti, o quasi, gli eventi connessi alla morte e li informiamo poco o affatto di quello che sta accadendo. Nell'errata convinzione di proteggere i nostri bambini, priviamo loro e noi stessi di una delle grandi opportunità che la vita ci offre per instaurare legami intensi: la condivisione di un'esperienza dolorosa e triste profondamente sentita. La vita offre molte opportunità per stabilire legami stretti con i bambini. Chi riesce a essere sincero con loro e a parlare apertamente di perdite personali di grande importanza ha un'occasione speciale per instaurare un rapporto di fiducia che potrà rivelarsi utile per superare gli alti e bassi tipici del rapporto tra genitori e figli”1.
Attraverso relazioni significative, i bambini sono aiutati ad aprirsi alla meraviglia e allo stupore nei confronti della vita.
Nel momento in cui tutto crolla, la famiglia, cioè l’universo insostituibile in cui il bambino impara il senso delle cose, è posta ad un bivio. O diviene succube di un destino crudele e naviga verso la deriva oppure la famiglia si arricchisce di fiducia e di speranza: ciò che è successo ha un suo senso,

1 H. Fitzgerald, Mi manchi tanto! Come aiutare i bambini ad affrontare il lutto, Edizioni la Meridiana, Molfetta (BA), 2002, p. 17.
anche se nell’immediato è difficile da vedere, da comprendere, da accettare. Soprattutto se ci troviamo di fronte ad un lutto improvviso, come può accadere per una persona giovane.
Ma è importante non considerare la morte come metro di misura per valutare la propria esistenza, quindi “all’idea di fine viene allora sostituita quella di compimento: ogni episodio della vita, compiendosi nella morte, acquista un significato di pienezza e diviene un tutto completo”2.
La speranza di una vita ancora serena emerge quando chi è in lutto non si isola, ma si apre agli altri, al mondo, alla vita. L’aprirsi agli altri offre l’opportunità di amare e di sentirsi amati, di capire e di sentirsi capiti, di osservare il mondo in modo oggettivo. Questo vale sia per l’adulto, che per il bambino.
“La vita è un viaggio che richiama la vulnerabilità degli attaccamenti e l’inevitabilità delle separazioni. La legge del distacco è iscritta nella mente, nel cuore, nel corpo e nello spirito. Da una parte, questa verità dell’esistenza produce sofferenza e travaglio; dall’altra, favorisce la crescita e la maturazione”3. L’uomo per natura si compie nell’equilibrio del proprio limite, nella consapevolezza della propria vita finita, ma non per questo priva di senso.
La franchezza, il coraggio e la comprensione nello spiegare ad un bambino cos’è la morte, il non lasciarlo in disparte quando la famiglia verrà toccata da un lutto, lo porteranno ad accettare la dimensione umana di finitudine in modo positivo e maturo e lo aiuteranno a ricercare la pace interiore anche di fronte a nuovi lutti che siamo destinati ad incontrare durante il corso della nostra vita.
Infatti “i bambini che hanno condiviso insieme con i loro genitori l’esperienza della morte di un nonno o di un qualche altro parente anziano quando erano ancora piccoli, generalmente sono meglio preparati ad affrontare la malattia terminale di un genitore o di un fratello o di una sorella”4.
Possiamo concludere dicendo che la morte evidenzia il forte legame dell’amore. Un amore che deve “far leva sulle proprie e sulle altrui risorse, per continuare a vivere ed amare la vita”5.

 

Dott.ssa Francesca Ronchetti

Pedagogista, Specialista in Pedagogia Clinica, Docente e Coordinatrice di scuola dell’Infanzia, Esperta, Formatrice e Pubblicista sul tema del lutto in ambito educativo

 

 


2 S. Nosari, La favola di Clara. Paradigma schellinghiano e pedagogia della morte, Mursia, Azzate (Varese), 1998, p.21.
3 A. Pangrazzi, Aiutami a dire addio. Il mutuo aiuto nel lutto e nelle altre perdite, cit., p. 16.
4 E. Kubler Ross, La morte e i bambini. Cosa ci insegnano i bambini, Red edizioni, Como, 1998, p. 86.
5 L. Pati “Rimuovere il dolore e la morte dall’orizzonte dei figli?” in La famiglia, aprile-giugno 2006, p. 29.
 

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