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“PRENDIAMOCI PER MANO E INSIEME CAMMINIAMO”

02-02-2025 01:01

Dottoressa Elisa Bresciani e Dottoressa Luisa Mantovani

PUBBLICAZIONI,

“PRENDIAMOCI PER MANO E INSIEME CAMMINIAMO”

di Dottoressa Elisa Bresciani e Dottoressa Luisa Mantovani

“Prendiamoci per mano e insieme camminiamo” è un progetto inclusivo concretizzatosi la prima volta nell’anno scolastico 2014/2015 e, riproposto per la seconda volta nell’anno scolastico 2016/2017.
L’idea di questa progettazione inclusiva è nata da due Educatrici di asilo nido: la Dottoressa Elisa Bresciani e la Dottoressa Luisa Mantovani.1
All’interno del progetto, sono state coinvolte tre realtà completamente differenti: l’asilo Nido “La Tana dei Cuccioli”, la Fondazione “Casa di Soggiorno per anziani Onlus” e l’Associazione “Il Faro”; tre enti territoriali della provincia Bresciana (Bedizzole).
Il pensiero pedagogico delle educatrici si è basato principalmente sul Ben-Essere di ogni persona coinvolta.
L’essenza educativa si è fondata sulla valorizzazione delle risorse di ognuno, includendo ogni membro partecipante all’interno del gruppo, vivendo insieme attimi di: collaborazione, ascolto, fiducia, spensieratezza e felicità, eliminando passo dopo passo il pregiudizio a cui la società quotidianamente ci sottopone.
Attraverso la proposta del progetto “Prendiamoci per mano e insieme camminiamo”, la Dottoressa E.Bresciani e la Dottoressa L.Mantovani, hanno voluto regalare l’opportunità a bambini, ragazzi, adulti, anziani e disabili di entrare in contatto gli uni con gli altri condividendo piccole esperienze di  quotidianità necessarie ad ogni generazione per ottenere un totale Ben-Essere Psico-Fisico, attraverso la costruzione di un rapporto basato sui principi: dell’ascolto, del rispetto, dell’empatia, della fiducia, della libera espressione, della collaborazione e della Cura reciproca.
Lo “slogan” è calzato alla perfezione; quando i bambini, insieme ai ragazzi, agli adulti e agli anziani si sono ritrovati per condividere dei momenti e svolgere delle attività, lo strumento utilizzato principalmente è stato proprio quello della mano: mani che si sono sfiorate, toccate e aiutate per preparare una torta, dipingere un quadro piuttosto che per scambiarsi una semplice stretta di mano o una carezza.
“Prendersi per mano” un semplice gesto per i bambini, a loro non importa se la persona di fronte ha rughe sul viso o utilizza un bastone per sostenersi, non badano ad una possibile difficoltà motoria o intellettiva, loro vanno ben oltre.
L’individuo è da sempre esposto allo sguardo altrui e in particolar modo i disabili lo sono ancora di più, alla luce di un immaginario pietistico e negativo che ha attraversato le nostre società nel corso dei secoli. Uno sguardo pietistico, lo si riserva spesso anche a “ quella persona anziana” magari poco curata e lasciata sola ad affrontare questo percorso di vita tanto delicato.
Quante volte nella vita di tutti i giorni ci è capitato di incontrare al supermercato piuttosto che al cinema una persona disabile e, qual è stato il nostro comportamento in quel momento? Saremmo tutti concordi sul fatto che, anche solo per un attimo i nostri occhi senza volerlo si sono “bloccati” sulla persona disabile e il nostro sguardo anche solo per pochi secondi ha comunicato paura, ansia e pietismo.
Quante volte, entrando in una casa di soggiorno, lo sguardo rivolto a “quella persona anziana” è compassionevole e distaccato? Uno sguardo poco empatico, come se quella realtà non ci appartenesse da vicino, anzi, come se fosse stata abbandonata a sé stessa perché ormai, non ha più nulla da offrire al mondo.
Hanno lo stesso sguardo giudicante anche i bambini?

La risposta è negativa. Gli occhi di un bambino che guardano, osservano qualcosa di mai visto, sono così limpidi e trasparenti che in quel momento esprimono solo curiosità. Gli sguardi dei bambini sono senza malizia, lontani da alcun tipo di pregiudizio.
I bambini hanno la capacità di vedere le cose da una prospettiva diversa; ciò che per noi adulti può sembrare brutto o negativo loro, grazie alla loro semplicità e genuinità, lo trasformano in qualcosa di bello e positivo. Non soffermandosi all’apparenza ma riconoscendo l’unicità data proprio dalla diversità.
“Abbiamo creduto molto fin da subito a questo progetto perché siamo consapevoli del fatto che i bambini (soprattutto i più piccoli) vivono le loro emozioni con sincerità e purezza, entrando in forte empatia con “l’altro” e, più di ogni altra cosa, perché loro non si relazionano con pregiudizio. Ogni bambino accetta “l’altro” rispettando i difetti e soprattutto elogiando i pregi, valorizzando proprio le differenze rendendole risorse.
Accettare l’altro, ascoltarlo e comprendere la sua realtà, favorisce il dialogo e la possibilità di riuscire a stabilire una relazione autentica basata sul rispetto reciproco; accettare colui che ci sta di fronte significa riconoscerlo come persona di valore.
La formazione in Pedagogia Clinica, ci ha permesso di riproporre nell’anno scolastico 2016/2017 il progetto in modo più strutturato, grazie alla consapevolezza delle competenze acquisite e maturate in questo percorso formativo. Il ruolo del Pedagogista Clinico si rivolge a tutti i soggetti di ogni età, promuovendo un autentico sviluppo di ogni singolo soggetto, in quanto unico e irripetibile. Questo insegnamento è stato alla base del nostro progetto, insieme ad altri capisaldi della pedagogia: la flessibilità, il lavoro di rete, l’empatia e l’ascolto.
Essere flessibili significa andare oltre il nostro punto di vista, non radicarsi in sé stessi; abbiamo valorizzato le risorse di ciascun partecipante e strutturato ogni singola attività attraverso un meticoloso lavoro di rete tra le diverse figure professionali coinvolte all’interno del progetto.

Abbiamo ascoltato attivamente i desideri e i timori di ogni partecipante; abbiamo accolto il punto di vista dell’altro considerandolo una ricchezza. Questa, è stata la chiave per instaurare una relazione autentica con l’altro, basata sulla fiducia e sulla piena accettazione della persona.
La forte sinergia che si è creata tra colleghe e, soprattutto il lavoro di rete sia con gli enti educativi che hanno collaborato al progetto che, con la comunità bedizzolese, è stato fondamentale per riuscire a concretizzare tutto ciò.
Per poter realizzare progetti inclusivi e condivisi, bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco: non è sufficiente proporre un consenso ideale e, un cambiamento a livello culturale di mentalità; è necessario creare condizioni di incontro reale.


“Prendiamoci per mano e insieme camminiamo” è riuscito a portare all’interno della realtà quotidiana dell’asilo nido “La Tana dei Cuccioli” due mondi differenti: quello della disabilità e quello della senescenza, ritenendo la nuova collaborazione un’ottima occasione di scambio e di crescita per ogni membro partecipante; attraverso un atteggiamento di piena accettazione e accoglienza, facendo sentire ogni persona accolta per ciò che è, valorizzandola quindi per la sua unicità e sperimentando concretamente l’altro come risorsa e valore.
Durante l’anno scolastico 2019/2020, stava per realizzarsi la terza edizione del progetto, purtroppo nulla si è potuto concretizzare, causa la spiacevole pandemia. Appena le condizioni saranno favorevoli, ritorneremo a sfiorarci le mani, ad accarezzarci a condividere laboratori e soprattutto ad abbracciarci più di prima.”


Dottoressa Elisa Bresciani e Dottoressa Luisa Mantovani
 

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