Esiste una certa confusione rispetto alla figura del pedagogista. Sono convinta che sia un ruolo fondamentale ancora poco conosciuto, che ha il grande vantaggio di partire dalla quotidianità delle persone: le fatiche, le difficoltà e le soddisfazioni che si sperimentano nella vita di tutti i giorni. Mi piacerebbe affrontare questo tema provando a fare emergere con più chiarezza il prezioso valore di una consulenza pedagogica.
Cosa fa esattamente un pedagogista?
Il pedagogista oltre all’educazione si occupa della formazione quindi, a seconda della specializzazione, può aiutare a riflettere su un personale progetto di vita o su alcuni aspetti della quotidianità, può svolgere una valutazione educativa o attività di osservazione e di potenziamento.
In genere ciascun pedagogista ha una sua specializzazione. Nel mio caso supporto la persona o la coppia nel delicato ruolo di genitore.
Molte persone sentono il bisogno di parlare con qualcuno di problematiche relative ai propri bambini. Chi frequenta nidi o scuole dell’infanzia probabilmente ha avuto modo di incrociare il pedagogista in ambito scolastico ma le sue funzioni non si esauriscono all’interno di quei contesti.
L’incontro con il pedagogista è basato sulla relazione educativa e sul “qui e ora”. Ed è proprio attraverso la relazione con lo stesso esperto che si impara a prendere maggiore consapevolezza e fiducia nelle proprie capacità. Nell’ambito del sostegno alla genitorialità la preparazione del pedagogista, sul rapporto teoria/prassi, è fondamentale. A partire dalla concretezza delle azioni o delle difficoltà riscontrate dai genitori, l’esperto è in grado di individuare i modelli educativi che stanno a monte dei comportamenti messi in atto e può svolgere l’importante compito di mettere in evidenza altre azioni possibili, attivando le risorse interne delle persone.
Oltre a lavorare con i genitori il pedagogista può attivare percorsi anche con gli stessi bambini o ragazzi che possono essere:
• di osservazione, per poi lavorare comunque con gli adulti perché è più importante modificare alcune dinamiche a partire da loro.
• di osservazione e potenziamento in cui il bambino o ragazzo è soggetto attivo e si lavora con lui sulle sue competenze ed emozioni, tenendo conto della integralità della sua persona con le sue caratteristiche specifiche.
Come funziona l’incontro?
L’incontro con i genitori e i ragazzi si può svolgere anche in modalità online che consente maggiore flessibilità in termini organizzativi.
Con i bambini è necessario che l’incontro avvenga in presenza proprio perché la relazione educativa che si instaura è lo strumento principale di lavoro e lo schermo sarebbe un vero e proprio ostacolo.
In genere chi si rivolge al pedagogista parte appunto da tematiche concrete. Ad esempio, nella fascia 0-3 potrebbero riguardare i ritmi di sonno/veglia, i cosidetti “capricci”o la gestione delle autonomie. Nel periodo 3-6 : la relazione con gli altri, il passaggio alla scuola primaria, la gestione della rabbia, delle emozioni in generale e molto altro. In età scolare spesso i colloqui si concentrano su problematiche di letto- scrittura oppure nella scuola secondaria la gestione delle emozioni e la relazione con l’adulto, il metodo di studio e il contrastante rapporto con le tecnologie e i social network.
Attraverso queste tematiche il pedagogista ha modo di farsi una prima idea della situazione ed entrare in punta di piedi nel modello familiare di ciascuno. L’obiettivo è quello di esplorarlo in collaborazione con gli utenti, favorendo l’individuazione di modalità concrete che possano contribuire a risolvere le problematiche contingenti, da una parte, e dall’altra per consentire di prendere consapevolezza delle proprie risorse, al fine di sostenere la famiglia nell’attivazione e nell’individuazione di nuovi e più efficaci modelli educativi.
Il pedagogista e lo psicologo svolgono lo stesso lavoro?
Il pedagogista non è uno psicologo, né un medico. Se nel corso dell’incontro ci si accorgesse che una mamma o un papà hanno una difficoltà personale più profonda da affrontare che affonda le radici nel passato, il pedagogista sicuramente riterrà opportuno consigliare l’intervento dello psicologo. Se nei colloqui o nelle osservazioni ci si accorgesse di una problematica del bambino o del ragazzo che non c’entra solo con il modello educativo di riferimento, l’esperto rimanderà l’attenzione su un’assistenza medica che coinvolga il pediatra o il neuropsichiatra infantile.
Questo non significa separare nettamente tutto ciò che riguarda l’educazione da tutto quello relativo alla psicologia della persona. Queste figure sono complementari e non escludono l’altra.
Sicuramente il ruolo del pedagogista è quello di fare in modo che ogni utente possa porsi obiettivi raggiungibili con le proprie forze, secondo quello che è l’equilibrio della persona o della famiglia.
E’ sufficiente un solo incontro o può essere utile attivare un percorso?
Per quanto riguarda le tempistiche è possibile rivolgersi una tantum ad un esperto dell’educazione per affrontare una tematica precisa. Chiaramente un unico incontro significa attivare solo un confronto di riflessione a livello più superficiale ma che, a volte, può essere utile per confermare o mettere in discussioni alcuni pensieri, fatiche, pratiche educative o iniziare a svelare retaggi legati alla famiglia d’origine. E’ comunque sempre consigliabile un secondo incontro di verifica con l’esperto.
In base alla esigenze è possibile attivare un percorso che abbia degli obiettivi specifici. In questo caso è necessario un impianto diverso: dopo aver inquadrato la questione con incontri di conoscenza preliminare si stabilisce un lavoro periodico di riflessione e attivazione, all’interno di un circuito a feedback tra esperto e utente/i. Una delle più importanti caratteristiche delle consulenze pedagogiche è quella di rendere autonome le persone coinvolte, di conseguenza non dovrebbero mai essere protratte per lunghi periodi.
In sintesi l’obiettivo di una consulenza pedagogica è instaurare una relazione educativa che tenga conto della specificità della persona o della famiglia che miri a:
• Favorire un confronto costruttivo su determinate tematiche
• Aprire riflessioni per favorire consapevolezza
• Individuare strategie educative, attivando le risorse delle persone coinvolte, attraverso l’osservazione e il potenziamento (bambini e adulti)
Si può affermare che la consulenza pedagogica sia un vero e proprio dispositivo di empowerment familiare o della persona, in cui personalmente credo fortemente poiché, nel pieno rispetto delle diversità, punta a far emergere le potenzialità e le competenze di ciascuno.
Dr.ssa Cinzia Artioli
Pedagogista specializzata in Pedagogia Clinica