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APPRENDIMENTO TRA CORPO ED EMOZIONE

06-02-2025 12:21

Valeria Memmola

PUBBLICAZIONI,

APPRENDIMENTO TRA CORPO ED EMOZIONE

di Valeria Memmola.

Il legame tra corpo, emozione e apprendimento nel bambino rappresenta uno dei temi più affascinanti e complessi nel campo dell’educazione, reso ancora più rilevante dalle recenti scoperte nel campo delle neuroscienze.
Questo legame non può più essere considerato come una semplice interazione tra fattori separati, ma come un processo integrato in cui il corpo e le emozioni svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo delle competenze cognitive e nell'acquisizione del sapere. È attraverso il corpo che il bambino entra in contatto con il mondo, e sono le emozioni che conferiscono significato alle esperienze che vive, creando una rete di connessioni profonde che sostengono l'apprendimento.
Fin dai primi anni di vita, il corpo del bambino è lo strumento principale con cui esplora e conosce l’ambiente circostante. Attraverso il movimento, il tatto e le interazioni fisiche, il bambino sviluppa consapevolezza spaziale, coordina i propri movimenti e costruisce una comprensione iniziale degli oggetti e delle persone intorno a lui. Questo processo di esplorazione corporea è strettamente legato allo sviluppo cognitivo, poiché stimola la maturazione del cervello e favorisce il consolidamento delle prime esperienze di apprendimento e relazione
Le neuroscienze ci hanno dimostrato quindi come il movimento e le emozioni siano strettamente connessi alla formazione di schemi cognitivi complessi. Attraverso l'esplorazione del mondo fisico, il bambino sviluppa le sue capacità di problem solving, la sua comprensione dello spazio, del tempo e delle relazioni causa-effetto.
Il movimento favorisce la crescita delle connessioni neuronali, contribuendo alla formazione di reti cerebrali che sostengono non solo le abilità fisiche, ma anche quelle cognitive ed emotive. Un bambino che si muove, che esplora, che manipola oggetti, non sta solo sviluppando le sue abilità motorie, ma sta anche costruendo le fondamenta del suo pensiero e della sua capacità di apprendere.
In questo senso, le emozioni giocano un ruolo altrettanto cruciale. Ogni esperienza che il bambino vive è accompagnata da una reazione emotiva, che contribuisce a determinarne l’importanza e la durata nel tempo. Le neuroscienze hanno dimostrato che le emozioni attivano aree cerebrali coinvolte nella memoria e nell’apprendimento, come il sistema limbico, e che l’apprendimento emotivamente connotato ha una maggiore probabilità di essere consolidato nel tempo. Un bambino che vive un’esperienza di apprendimento positiva, in un ambiente affettivamente sicuro, sarà

più incline a ricordare e a interiorizzare quanto appreso. Le emozioni, quindi, non sono un fattore secondario, ma una componente essenziale che amplifica e rafforza l’apprendimento.
Questo legame tra corpo, emozione e apprendimento è particolarmente evidente nelle prime fasi della vita, ma rimane rilevante anche negli anni successivi. Un bambino che sviluppa una buona consapevolezza del proprio corpo e delle proprie emozioni acquisisce strumenti fondamentali per affrontare il processo di apprendimento in modo più consapevole e sereno. La capacità di autoregolare le proprie emozioni, di riconoscere e rispondere ai segnali del proprio corpo, contribuisce infatti a creare un terreno fertile per l’apprendimento. Quando un bambino è in grado di gestire le sue emozioni e di ascoltare i bisogni del proprio corpo, è più propenso a concentrarsi, a risolvere problemi e a interagire positivamente con i compagni e gli insegnanti.
Il corpo, dunque, non è solo uno strumento passivo nel processo di apprendimento, ma diventa una vera e propria "porta" attraverso la quale il bambino accede al mondo della conoscenza. Le attività fisiche, come il gioco libero, il movimento o l’esplorazione tattile, permettono ai bambini di sviluppare una comprensione del mondo basata sull’esperienza diretta e concreta. Il gioco, in particolare, è uno strumento potentissimo per l’integrazione di corpo, emozione e apprendimento, poiché permette ai bambini di esprimere emozioni, di sperimentare ruoli sociali, di esplorare il mondo fisico e di mettere alla prova le proprie abilità cognitive in un contesto sicuro e privo di giudizi.
In questo contesto, il ruolo degli adulti, e in particolare dei pedagogisti, è fondamentale. Essi devono essere in grado di creare ambienti di apprendimento che favoriscano questa integrazione, offrendo ai bambini opportunità di movimento, di espressione emotiva e di apprendimento esperienziale. Devono, inoltre, saper riconoscere l'importanza delle emozioni nei processi educativi e saper intervenire per aiutare i bambini a sviluppare una sana consapevolezza di sé, del proprio corpo e delle proprie emozioni. Questo significa non solo offrire spazi per il gioco e il movimento, ma anche promuovere attività che permettano ai bambini di esprimere e comprendere le proprie emozioni, creando un ambiente educativo che favorisca il benessere emotivo oltre a quello cognitivo.
Le neuroscienze ci insegnano che l’apprendimento è un processo altamente individuale, influenzato da una serie di fattori genetici, esperienziali e ambientali.

In definitiva, il legame tra corpo, emozione e apprendimento rappresenta una dimensione fondamentale dello sviluppo del bambino, che non può essere trascurata in nessun contesto educativo. Il corpo è il primo strumento di conoscenza del mondo, e le emozioni sono la chiave che permette al bambino di dare significato alle sue esperienze. Nell'attuale contesto educativo, il tema dell’educazione tra corpo ed emozione assume una rilevanza fondamentale, soprattutto alla luce delle più recenti scoperte neuroscientifiche. Il corpo e le emozioni sono ormai riconosciuti come elementi centrali nello sviluppo cognitivo e nella formazione della persona. In questo senso, l’educazione non può più essere concepita come un processo meramente intellettuale, ma come un’esperienza che coinvolge l’individuo nella sua interezza, integrando mente, corpo ed emozioni.
Le neuroscienze hanno infatti dimostrato che l'apprendimento è un processo profondamente legato alle emozioni e alle esperienze corporee. Le emozioni giocano un ruolo cruciale nel modo in cui le informazioni vengono elaborate, memorizzate e utilizzate. Esse influenzano non solo il benessere psicologico del bambino, ma anche le sue capacità cognitive. Dall'altra parte, il corpo non è solo un veicolo passivo di esperienze, ma un attore fondamentale nei processi di apprendimento e sviluppo. Le attività motorie, il movimento e l'esplorazione del mondo fisico contribuiscono significativamente alla costruzione di schemi cognitivi, e il coinvolgimento corporeo favorisce l'attivazione di aree cerebrali che supportano l'apprendimento.
Il pedagogista, consapevole di questi legami, ha il compito di costruire percorsi educativi che integrino questi elementi in modo armonico, promuovendo un apprendimento che non sia solo finalizzato all’acquisizione di conoscenze, ma che contribuisca alla crescita globale del bambino come individuo completo, capace di interagire con il mondo attraverso il corpo, la mente e il cuore. Il pedagogista, dunque, deve adottare un approccio personalizzato, che rispetti i tempi e i modi di apprendimento di ogni bambino, valorizzando le sue potenzialità e aiutandolo a superare eventuali difficoltà emotive o motorie che potrebbero ostacolare il suo sviluppo cognitivo. Un aspetto importante quindi del ruolo del pedagogista è la capacità di riconoscere che ogni bambino è unico, con un proprio modo di percepire il mondo, di esprimere emozioni e di interagire con il proprio corpo.
In questo senso, il ruolo del pedagogista si rivela cruciale nel garantire un’educazione che sappia valorizzare il potenziale di ogni bambino, creando le condizioni ideali per un apprendimento che abbracci la complessità e la ricchezza dell’esperienza umana.

In questo scenario, il ruolo del pedagogista si è evoluto in modo significativo. Oggi, egli non è solo un coordinatore di processi educativi o un mediatore tra insegnanti, famiglie e bambini, ma un professionista che deve saper integrare le conoscenze neuroscientifiche nella pratica pedagogica quotidiana. Il pedagogista moderno deve saper riconoscere l'importanza delle emozioni nel processo educativo e favorire esperienze che coinvolgano il corpo come strumento di apprendimento.
Il pedagogista, in base a queste nuove prospettive scientifiche, è chiamato a progettare percorsi educativi che integrino dimensioni cognitive, emotive e corporee, promuovendo esperienze di apprendimento che vadano oltre la didattica tradizionale. Deve favorire, ad esempio, l’uso di attività fisiche e motorie che aiutino il bambino a esplorare il mondo circostante, oltre a offrire contesti in cui le emozioni possano essere espresse e riconosciute come parte del processo educativo. Un ambiente educativo emotivamente sicuro, in cui il bambino si sente accolto e valorizzato, è infatti essenziale per stimolare l’apprendimento.
L’interazione tra educazione e neuroscienze ha inoltre evidenziato l'importanza di un approccio personalizzato. Ogni bambino apprende in modo diverso, e il pedagogista, grazie alle sue competenze, può costruire percorsi educativi che rispettino i tempi e le modalità di apprendimento individuali. In particolare, le neuroscienze ci dicono che l’apprendimento non avviene in modo lineare o uniforme, ma è influenzato da molteplici fattori interni ed esterni. Il pedagogista, in questo senso, deve essere in grado di interpretare e analizzare i segnali provenienti dal comportamento del bambino, favorendo un ambiente educativo che sappia rispondere in modo flessibile e adattivo ai suoi bisogni.
Un altro aspetto rilevante è la promozione della consapevolezza corporea e della regolazione emotiva. Il pedagogista deve aiutare il bambino a sviluppare una maggiore connessione tra mente e corpo, insegnandogli a riconoscere e gestire le proprie emozioni. Questo può avvenire attraverso attività che promuovono la riflessione, la psicomotricità, il gioco simbolico e altre esperienze che coinvolgano l’aspetto emotivo. Il corpo, inteso come mezzo di espressione e percezione, può infatti diventare uno strumento potente per favorire l'autoconsapevolezza e la gestione delle emozioni.
Il pedagogista odierno, pertanto, non può ignorare l’apporto delle neuroscienze e la centralità del corpo e delle emozioni nell’educazione. Il suo ruolo è quello di creare un ponte tra queste nuove conoscenze scientifiche e la pratica educativa, sviluppando

strategie che permettano di sfruttare al meglio le potenzialità dei bambini. Egli deve saper costruire ambienti di apprendimento che promuovano non solo lo sviluppo cognitivo, ma anche il benessere emotivo e corporeo, creando un contesto di crescita armoniosa e integrata.
Il pedagogista svolge quindi un ruolo cruciale nel garantire che le scoperte neuroscientifiche si traducano in approcci educativi concreti, capaci di promuovere lo sviluppo completo e armonioso dei bambini. Il ruolo del pedagogista nell'educazione tra corpo ed emozione, in relazione alle neuroscienze, riguarda la promozione dell'apprendimento attraverso la multisensorialità. Le neuroscienze hanno dimostrato che il cervello umano apprende in modo più efficace quando le informazioni sono presentate attraverso più canali sensoriali – vista, udito, tatto, movimento – perché ogni senso contribuisce all'elaborazione cognitiva in modo complementare. L'educazione multisensoriale, quindi, permette ai bambini di integrare le informazioni in modo più profondo e duraturo, coinvolgendo contemporaneamente il corpo e le emozioni.
In questo contesto, il pedagogista ha il compito di creare percorsi educativi che stimolino i diversi sensi, aiutando i bambini a sviluppare una comprensione più completa e concreta del mondo che li circonda. Attraverso l’utilizzo di materiali manipolativi, esperienze pratiche, giochi motori, suoni e immagini, egli può favorire l’attivazione di diverse aree cerebrali, rendendo l’apprendimento più significativo. Le attività che coinvolgono la dimensione sensoriale, infatti, non solo stimolano il cervello, ma sono strettamente legate alle emozioni, poiché i sensi hanno un forte impatto sulla sfera affettiva. Un ambiente che favorisce l’esplorazione sensoriale crea esperienze emotive positive, che, come dimostrato dalle neuroscienze, migliorano l’assorbimento delle informazioni e la loro ritenzione nel tempo.
Un ulteriore aspetto da considerare è il ruolo dell’ambiente fisico e dello spazio educativo. Le neuroscienze hanno evidenziato l’importanza degli stimoli ambientali per il corretto sviluppo del cervello, e il pedagogista è chiamato a progettare spazi educativi che facilitino il movimento, l'interazione sociale e l’esplorazione libera, in un contesto accogliente e ricco di stimoli. La qualità dello spazio educativo – luminosità, disposizione degli arredi, presenza di materiali e colori – influisce non solo sul benessere psicologico ed emotivo del bambino, ma anche sulla sua capacità di apprendere in modo sereno e naturale. Spazi ben progettati, che permettono al corpo

di muoversi liberamente e di interagire con l'ambiente circostante, sono in grado di potenziare l’apprendimento e la creatività.
Inoltre, il pedagogista gioca un ruolo chiave nell’aiutare i bambini a sviluppare la loro capacità di autoregolazione emotiva attraverso attività che promuovano la consapevolezza corporea e la gestione delle emozioni. Le attività che insegnano ai bambini a identificare e verbalizzare le loro emozioni, come il gioco simbolico, la drammatizzazione, o la psicomotricità sono strumenti fondamentali per far sì che i bambini imparino a gestire le proprie emozioni e a riconoscere l’importanza di ascoltare il proprio corpo. Le neuroscienze ci dicono che la regolazione emotiva non è solo una competenza sociale, ma un fattore chiave per un apprendimento efficace. Quando un bambino è in grado di gestire le sue emozioni, il cervello può concentrarsi meglio sui compiti cognitivi, migliorando così le sue performance scolastiche.
Infine, non va sottovalutato il potere trasformativo del rapporto tra pedagogista e bambino. Il pedagogista, in quanto figura che sostiene lo sviluppo emotivo e cognitivo, è spesso visto dai bambini come un punto di riferimento stabile e sicuro. Questo legame affettivo, basato sulla fiducia e sull’empatia, è un potente fattore di crescita per il bambino. Le neuroscienze hanno confermato l'importanza delle relazioni positive nello sviluppo cerebrale dei bambini, sottolineando come un legame sicuro con un adulto di riferimento possa stimolare la crescita neuronale e migliorare le capacità cognitive ed emotive.
Il pedagogista, quindi, non solo progetta percorsi educativi, ma attraverso la relazione diretta con il bambino, ne diventa un promotore di sviluppo armonioso, sostenendo il bambino nel suo percorso di crescita emotiva e cognitiva.
In conclusione, il pedagogista moderno, alla luce delle neuroscienze, ha un ruolo sempre più complesso e significativo. Deve saper integrare corpo, emozioni e mente, in una visione olistica dell'educazione, utilizzando la conoscenza scientifica per creare ambienti di apprendimento multisensoriali, stimolanti ed emotivamente sicuri. La sua azione educativa va oltre la semplice trasmissione di conoscenze: promuove uno sviluppo integrato, basato su relazioni affettive positive e su un’educazione che considera il bambino nella sua totalità, aprendo la strada a un apprendimento più efficace e, soprattutto, a una crescita equilibrata e felice.
Attraverso una visione olistica dell’educazione, che tenga conto delle interazioni tra corpo, mente ed emozioni, il pedagogista può contribuire in modo determinante a formare individui più consapevoli, emotivamente intelligenti e capaci di affrontare le

sfide della vita in modo equilibrato. L’educazione del futuro, grazie a questo contributo, sarà sempre più incentrata sul benessere globale della persona, abbracciando la complessità e la ricchezza dell’esperienza umana.

 

Valeria Memmola

 

Insegnante di sostegno nella scuola dell’Infanzia 

Psicomotricista secondo la Pratica Psicomotoria Aucouturier
Esperta in Pedagogia dell’Infanzia 0-6

 

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