di Cristina Elefante, insegnante di scuola Primaria, Pedagogista Clinica specializzata in Disturbi dell’Apprendimento e del Neurosviluppo
Un esordio nella scuola dell’inclusione
La mia carriera di insegnante è iniziata a Brescia, in una scuola primaria profondamente segnata dalla multiculturalità e da una lunga esperienza nell’accoglienza di alunni con disabilità. Lavorare in un contesto così ricco e complesso ha rappresentato per me una preziosa occasione di crescita, spingendomi a riflettere sull’importanza dell’inclusione e di una didattica davvero attenta alla diversità. È proprio in questi ambienti che si comprende quanto la scuola non possa limitarsi a “insegnare”, ma debba anche osservare, comprendere e rispondere con strumenti efficaci ai bisogni di ogni singolo bambino.
Un progetto per riconoscere e prevenire le difficoltà
Sempre più bambini giungono alla scuola primaria con difficoltà motorie, disorganizzazione percettiva e scarsa padronanza delle competenze di base, cioè dei requisiti necessari per l’acquisizione degli apprendimenti scolastici.
Per contrastare tale tendenza, a partire dall’anno scolastico 2017/2018, presso l’Istituto Comprensivo di Roncadelle (Brescia), è stata avviata una significativa sperimentazione di screening preventivo rivolta ai bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia e della classe prima della Scuola Primaria. L’iniziativa ha coinvolto la sottoscritta e tutte le insegnanti in un percorso orientato all’individuazione precoce di segnali di disagio o difficoltà evolutive, nel rispetto della normativa (Legge 170/2010 e Linee guida 2011), ma con una forte impronta pedagogica e qualitativa.
Diagnostica pedagogica clinica e screening: un approccio ecologico e funzionale
Il progetto si fonda sui principi della diagnostica pedagogica, una branca della pedagogia clinica che pone al centro l’osservazione della persona nella sua globalità, secondo una prospettiva bio-psico-sociale. In tale ottica, il suddetto screening, che non si basa su prove cliniche standardizzate di natura misurativa, quantitativa, è centralizzato sull’osservazione clinica, declaratoria, qualitativa (a bassa misurazione vocativa); per l’individuazione delle criticità emergenti negli apprendimenti degli alunni tra l’ultimo anno della scuola dell’Infanzia e la classe prima della scuola Primaria.
L’approccio è evolutivo, ecologico e funzionale: si mira a comprendere la qualità dello sviluppo, più che la quantità delle prestazioni e a riconoscere eventuali disordini prassico-motori, percettivi e cognitivi. Ciò che contraddistingue questo progetto è il suo sguardo fenomenologico: un’attenzione al vissuto del bambino, alla qualità dei suoi gesti, alle modalità con cui affronta i compiti. L’idea di fondo è che l’osservazione sia strumento di comprensione, non di giudizio.
La finalità non è “etichettare”, ma accompagnare, sostenere, valorizzare. In questo senso, lo screening si inserisce in una logica di scuola inclusiva, capace di attivare percorsi individualizzati a partire da una conoscenza profonda di ogni bambino.
Perché questo progetto è anche uno strumento per gli insegnanti
Una delle finalità centrali del progetto è stata quella di costruire strumenti osservativi semplici e trasferibili, utili ai docenti per rilevare precocemente difficoltà e attivare strategie educative efficaci e tempestive.
Un elemento di forza del progetto è la sua replicabilità: gli strumenti utilizzati sono chiari, accessibili, pensati per essere utilizzati e resi fruibili dai docenti, sin da subito, mediante un percorso di formazione. Le griglie osservative e le proposte di attività possono essere adattate a diversi contesti e rappresentano una risorsa concreta per tutte le scuole che vogliono promuovere una cultura della prevenzione.
L’osservazione psicomotoria e grafomotoria
Particolare rilievo è attribuito all’osservazione psicomotoria per i bambini dell’ultimo anno della scuola dell’Infanzia e alla grafomotricità, anche nella classe prima della scuola primaria. Sempre più bambini mostrano difficoltà nel controllo motorio fine, nella dominanza laterale, nella coordinazione oculo-manuale, aspetti che sono determinanti per un buon avvio alla scrittura.
L’osservazione psicomotoria si rivela quindi, uno strumento chiave per comprendere il livello di maturazione motoria, prassica, posturale, percettiva e di orientamento spaziale del bambino. Essa consente di cogliere segnali “deboli”, spesso trascurati in assenza di manifestazioni evidenti, ma che possono prefigurare l’insorgere di disturbi dell’apprendimento.
La scrittura non è solo un’attività linguistica o cognitiva, ma è un’azione motoria complessa che coinvolge equilibrio posturale, controllo tonico, prassia fine e coordinazione visuo-spaziale. Per questo, nella classe prima, è indispensabile riservare attenzione non solo all’insegnamento del codice grafico, ma alla promozione di abilità grafo-motorie solide e ben integrate.
I piani di prevenzione delle Scuole Itard: integrazione tra screening e laboratori
L’approccio sperimentato si inserisce nel quadro dei Piani di Prevenzione promossi dalle Scuole Itard, ispirate al Metodo del prof. Crispiani (docente all’Università di Macerata e alla Link Campus University di Roma, ha sviluppato la Teoria Prassico-Motoria), che prevedono due azioni fondamentali:
• Screening diagnostici scolastici rivolti a interi gruppi o classi, a partire dai 5 anni di età;
• Laboratori di potenziamento neuro-psicomotorio, grafomotorio, topologico e numerico, attivati a partire dalla scuola dell’Infanzia e dal primo biennio della scuola primaria.
All’interno del Piano di Prevenzione delle Scuole Itard, i Laboratori di Potenziamento neuro-psicomotorio, grafomotorio, topologico e numerico costituiscono un utile esempio di buone pratiche scolastiche e di didattica integrativa, volta ad integrare (intrecciare, intessere) ogni bambino.
Questa didattica si fonda sulla personalizzazione, valore centrale della Pedagogia clinica, e si orienta verso una “Pedagogia di Precisione”, in linea con le tendenze epistemologiche più recenti.
La qualità di tale approccio dipende dalla riflessività e intenzionalità degli insegnanti, dalla ricerca di significati alternativi e dalla capacità di generare apprendimento trasformativo. I laboratori si ispirano alla neuroeducazione, integrando le scoperte neuroscientifiche in pratiche educative concrete, tipiche della Neurodidattica.
L’ambiente scolastico si configura così come un vero e proprio “contesto di cura educativa”, dove l’osservazione, l’ascolto e la relazione diventano strumenti fondamentali per promuovere il benessere e prevenire l’insuccesso scolastico. Il ruolo dell’insegnante si trasforma: da trasmettitore di conoscenze a promotore di sviluppo, capace di leggere i segnali del bambino e di costruire risposte educative coerenti, empatiche e mirate.
Investire nella prevenzione, riconoscere i segnali in anticipo, personalizzare gli interventi, anche con l’attivazione di laboratori di potenziamento; questi sono i cardini di una scuola che guarda al futuro, che crede nelle potenzialità di ciascuno e che sceglie di accompagnare ogni alunno nel suo percorso unico e irripetibile di crescita e apprendimento.