Sappiamo perfettamente che dalla mattina del 10 Marzo 2020 non è più possibile lavorare come prima per l’aggiornamento del DPCM che ci invita a muoverci solo in caso di comprovata necessità.
Ad ogni modo, al di là del momento contingente, riflettevo su alcune buone prassi da seguire anche dopo la cessazione delle attuali restrizioni.
I nostri utenti, che siano adulti o bambini, si trovano in situazione di allarme emotivo che, seppur giustificato e fisiologico, crea una soglia di “resistenza” - che dobbiamo infrangere - rispetto agli interventi educativi. Informiamo intanto la popolazione che la nostra professione si rivolge a tutte le età della vita ai sensi della Legge 205/17 e che siamo soggetti a costanti aggiornamenti professionali. Spieghiamo anche che non esiste solo il dolore patologico ma anche quello fisiologico che provano le persone “sane” e senza patologie.
Lo scopo principale della relazione, quindi, è quello di renderci in grado di abbassare la soglia di allarme lavorando, appunto, inizialmente sull’aspetto emotivo e rassicurando ciascuno attraverso un atteggiamento fortemente empatico. Le loro preoccupazioni sono anche le nostre e, questo, ci deve porre in una situazione “autocritica” prima di effettuare ogni intervento verso l’altro. Se, difatti, trasmettiamo ansia e preoccupazione, che noi per primi non riusciamo ancora a gestire, sarebbe consigliabile soprassedere per un periodo necessario e recuperare, noi per primi, un
giusto equilibrio interiore.
Qualora, invece, ciò non si rendesse necessario occorre tener presente che la ricerca di rassicurazione da parte della nostra utenza, in questa fase, per essere soddisfatta adeguatamente non può limitarsi alla richiesta di semplici consigli precauzionali.
Dobbiamo invitare tutti i nostri clienti a continuare a progettare la propria esistenza quotidiana attraverso la programmazione e l’organizzazione della giornata e di tutte quelle attività che sono consentite.
Per i più piccoli, ad esempio, la riscoperta dei giochi dei nonni o delle attività ludiche di “un tempo” potrebbe tenerli lontani dai cellulari invasi di notizie sul COVID-19 oltreché, tali prassi, potrebbero rafforzare il rapporto intra familiare finora poco valorizzato a causa dell’enorme mole di impegni che tenevano fuori casa i giovani più giorni a settimana.
Ricordiamo che il FARE è nemico del PENSARE (in senso positivo) e che quindi, come ricorda il noto psichiatra Vittorio Cei, la creatività migliora sensibilmente la qualità della vita e dei ragionamenti in senso costruttivo e non dis-truttivo.
Per gli adulti sappiamo che, spesso, le loro preoccupazioni sono rivolte ai propri congiunti, specie ai più giovani. Dobbiamo rendere consapevoli le famiglie che “l’esame di realtà” è diverso dall’ “ansia anticipatoria” e che, quindi, concentrarsi sull’attimo presente è una best practice provvidenziale. Il domani non si presenterà mai come lo immaginiamo oggi. Aiutare le famiglie ad occuparsi dei propri congiunti vuol dire “dare senso” a questo periodo di isolamento ed aiuta a riempire la percezione di inutilità e di vuoto che molti provano.
Diventare l’altro. Farsi UNO con l’altro. Prendere in carico l’altro è la migliore “terapia” anche per sé stessi.
Favorire la qualità delle relazioni, anche attraverso un concreto progetto educativo all’interno della famiglia, è una risorsa indispensabile che non dobbiamo dimenticare (molti di noi che lavorano negli ospedali o negli istituti di pena lo sanno).
Ciascuno è risorsa per l’altro. Questa è la chiave.
Ciò apre anche alla con-divisione delle emozioni che deve essere sapientemente guidata da un pedagogista capace di progettare soluzioni pratiche (non medicali) all’interno delle quali è possibile includere i normali trattamenti che, prima del virus, erano già in atto sia per i minori che per i nostri utenti di tutte le età.
Ricordiamo che oggi non tutti siamo più capaci di vivere insieme quotidianamente fianco a fianco e che, se c’è un aspetto positivo di questa situazione, è proprio quello di riscoprire queste abilità e queste sensibilità interiori e reciproche.
Dentro questo “setting” passerà ogni messaggio costruttivo, positivo, di empatia imperniato da una progettualità operosa in favore di tutti (DSA o meno, diversabilità o meno, crisi familiari o meno, ansia o meno).
Dobbiamo/possiamo, quindi, redigere un progetto che abbia: una finalità da raggiungere (in base al contesto), un punto di inizio, modalità di verifica intermedia, tappe e durata (tempi), soggetti coinvolti e modalità di verifica sia in itinere che dell’obiettivo finale. Ciò ci consentirà di poterci anche auto valutare all’esito della risoluzione del problema e costruire un precedente, per chi già non lo avesse vissuto, nella gestione pedagogica delle emergenze.
Seguono alcune indicazioni pratiche, da attuarsi compatibilmente con i vari DPCM, per il prossimo futuro e cioè quando sarà consentito:
INDICAZIONI PRECAUZIONALI DI ORDINE NON PEDAGOGICO
1- Verificare il nostro stato di salute e rinunciare ad ogni incontro in caso di alterazione della temperatura corporea o di raffreddore/tosse;
2- Anticipare, ogni possibile incontro, con un contatto telefonico atto a valutare l’entità e la pregnanza del problema (quindi il suo grado di urgenza) nonché lo stato di salute dell’utente;
3- Preferire contati videotelefonici diretti;
4- In caso di appuntamenti in studio evitare l’attesa in eventuali sale all’uopo predisposte;
5- Fornire lo studio di mascherine monouso da collocare all’ingresso ed invitare i clienti a lavarsi le mani con sapone per almeno 20 secondo consecutivi;
6- Utilizzare asciugamenti di carta e fazzoletti monouso che lo stesso cliente avrà cura di smaltire, con le proprie mani, nel gabinetto dello studio o in appositi contenitori che dovranno eventualmente essere consegnate, come rifiuto speciale, alle competenti agenzie sul territorio in tempi molto brevi;
7- Evitare contatti fisici diretti ed ascoltare l’interlocutore dall’altra parte della scrivania assicurando una distanza di almeno un metro o superiore indossando una mascherina monouso efficace. La mascherina non va rimossa con le mani toccandone il tessuto, ma presa dagli elastici e gettata personalmente tra i rifiuti speciali;
8- Mantenere l’igiene e la DISINFEZIONE quotidiana dello studio prima e dopo aver accolto ospiti;
9- Consegnare a tutti il più recente DPCM pubblicato in aggiunta ad eventuali Ordinanze o prescrizioni locali del Sindaco al fine di fornire un’educazione alla prevenzione quanto più adeguata;
10- Evitare di ricevere, brevi mano, materiale cartaceo informativo preferendo che lo stesso venga inviarto, ex ante, via e-mail ed esaminarlo dallo schermo del pc se necessario;
11- All’uscita dallo studio chiedere agli ospiti di tornare a lavarsi le mani con le stesse modalità sopraccitate e di gettare la mascherina (prima di lavarsi);
12- Sospendere le visite domiciliari per gli educatori e i pedagogisti che le effettuano fino a nuove disposizioni, a meno che in strutture particolari ciò non si renda effettivamente necessario e con il consenso dell’autorità locale.
NB: Per quanto io possa aver dimenticato od omesso si faccia sempre riferimento al DPCM più aggiornato e lo si rispetti.
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NEL MERITO SOSTANZIALE DELL’INTERVENTO
PEDAGOGICO-EDUCATIVO (integrazione)
1- Suggerire di evitare ricerche su internet generalizzate e indicare una sitografia istituzionale, adeguata e corretta;
2- Effettuare un esame di realtà basato su dati concreti e non su ipotesi future;
3- Sottolineare che le buone prassi di educazione all’igiene sono efficaci e spesso risolutive;
4- Intervenire sui “ragionamenti” basati sulla paura e riportare l’interlocutore sull’orientamento verso pensieri positivi che ambiscano alla guarigione attraverso la prevenzione;
5- Rassicurare sulla superiorità della conoscenza medico – scientifica rispetto al pericolo, evidenziando tutti i casi di guarigione avvenuti ed in essere;
6- Orientare l’attenzione su attività diverse dalla ricerca dei rischi suggerendo stimoli verso attività creative, manuali, artistiche, di scrittura ed altro che possa dis-trarre il pensiero dal pericolo;
7- Immaginare, nel presente, scenari risolutivi futuri e progettare concretamente iniziative da svolgere una volta che tutto sia cessato;
8- Mantenere un atteggiamento composto e rassicurante al fine di trasmettere sicurezza ed ottimismo;
9- Indicare agli adulti come spiegare ai più piccoli che l’epidemia si sconfigge e che nessuno può auto dichiararsi in pericolo di vita se non a seguito di una diagnosi scientifica e comprovata in tal senso;
10- Suggerire pratiche domiciliari basate sulla educazione alla salute da eseguire ogni giorno (molti di noi insegnano igiene);
11- Concentrare i discorsi sul problema pedagogico o educativo principale per il quale si sono recati presso il nostro studio e dedicare il minor tempo possibile alla formulazione di ipotesi catastrofiche sul futuro;
12- Evidenziare, agli adulti, che il proprio allarme è più contagioso del virus per i più piccoli ed invitarli ad una consulenza familiare ove necessario;
13- Elencare e sottolineare tutto ciò che è consentito fare fornendo immediatamente le alternative ai divieti posti (che devono comunque essere rispettati);
14- Organizzare attività ludiche ed interessanti per la famiglia progettando iniziative pedagogiche in tal senso;
15- Evitare, per i colleghi che insegnano, di assegnare ricerche autonome e specifiche sul coronavirus;
16- Fornire la possibilità di contatti permanenti attraverso WhatsApp o altre applicazioni social ma in privato, garantendo la possibilità di restare in contatto con il professionista anche dopo il termine dell’incontro in studio;
17- Prediligere ed inserire il concetto di “resilienza” declinato, in base alle diverse età della vita, in esercizi specifici monitorati dal pedagogista.
Il Presidente Nazionale A.N.I.PED.
Dott. Gian Luca Bellisario